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il Richiamo
29/12/2014

Poesia visiva
Nella sezione che segue presentiamo, tra le altre cose, un piccolo insieme – ma affatto rappresentativo – di Opere di Poesia Visiva e di testi teorici sull’argomento.
I due brani qui sotto, estratti da cataloghi di mostre di Poesia Visiva, speriamo servano a chiarire il senso della ricerca che ha dato origine a questa forma d’arte.  

(…) Con l’evoluzione delle scienze, ed il loro convergere e confluire verso l’unico punto di interesse della nostra eredità umanistica ed illuministica, e cioè l’uomo, microcosmo della nostra realtà terrestre, anche il linguaggio poetico ha subito una sostanziale evoluzione.
Il linguaggio poetico della tradizione, fino alle ultime frange dei “novissimi”, è stato rigorosamente monoglossico: si è servito, cioè, del linguaggio verbale. (…)
Nella Poesia Visiva nasce il problema della singlossia: ovvero della complementarità del linguaggio idosementico (o: visivo) e del linguaggio fonosemantico (o: verbale).
Solo quando accade questo incontro, si verifica questa compenetrazione, e i due linguaggi raggiungono un’assoluta complementarità, esiste la Poesia Visiva.

Rossana Apicella, in Poesia Visiva Internazionale – Studio Inquadrature 33 (Firenze, 1973)


La Poesia Visiva ha posto, ormai già da molti anni, un problema tra i più attuali e dibattuti nell’odierna cultura artistica, il problema cioè dei rapporti esistenti tra comunicazione estetica e comunicazioni di massa più potenti. (…) L’artista prende atto della carenza estetica dei mezzi di comunicazione di massa, ma tenta di correggerne in senso estetico i messaggi e le strutture che questi messaggi veicolano (…); oppure muove dal lato terminale del processo comunicativo di massa, opera direttamente su di esso con interventi in cui il riporto, apparentemente neutrale, si accompagna a una serie di segni minimali, ma sufficienti a spiazzare il messaggio, a spostarlo dal livello di una fruizione passiva sul piano si una fruizione critica. (…)
La Poesia Visiva nasce e si sviluppa in questo contesto culturale, anche se può vantare tutta una lunga tradizione che scavalca persino le avanguardie storiche. Ma non c’è dubbio che la nuova emergenza di una ricerca fondata sulla contaminazione del linguaggio verbale e di quello visivo sia strettamente collegata a quel momento storico determinato, si configuri cioè come un’altra risposta che l’arte intende fornire alla sfida della comunicazione di massa.
La Poesia Visiva si propone infatti di trasformare i mass media in mass culture, ossia di conservare al proprio linguaggio la forza d’urto propria dei mezzi di informazione di massa, e nello stesso tempo di ricondurre ad un livello critico-estetico mediante l’impiego di figure retoriche più sofisticate. (Essa) opera (…) con una contaminazione artistica sistematica del linguaggio visivo con il linguaggio verbale, nel tentativo di realizzare un contro-discorso portatore di una significazione diversa da quella attuata dai centri di manipolazione del consenso di massa. (…)
La Poesia Visiva punta sulla metafora impiegando in prevalenza le tecniche dello spiazzamento: l’accostamento delle parole e delle immagini non si fonda sulla contiguità, ma sul distanziamento e la non prevedibilità delle reciproche relazioni; i reperti vengono spostati dal loro contesto, sottoposti a una dissezione in frammenti e poi ricomposti con un procedimento di condensazione che fa scattare un significato nuovo, coglie di contropiede l’osservatore e lo impegna nella decifrazione del senso lungo le catene metaforiche. (...)

Filiberto Menna, in Poesia Visiva 1 – Studio Santandrea (Milano, 1977)
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